Articoli della redazione di Gazzetta Della Sera
Tensioni nel Mediterraneo: il fragile equilibrio tra diplomazia e confronti militari
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
L’orizzonte del Mediterraneo torna a farsi incerto, mentre le navi militari e gli ufficiali diplomatici si muovono tra base e base, incontro dopo incontro. Negli ultimi giorni, il presidente Trump ha annunciato con fierezza di aver ordinato attacchi a tre siti nucleari iraniani – Fordow, Natanz e Isfahan – definendoli “una spettacolare riuscita militare” e avvertendo Teheran che il cammino verso un possibile regime change resta aperto. I vertici militari USA hanno parlato di “danni monumentali”, anche se l’Agenzia internazionale per l’energia atomica invita a cautela, sottolineando che valutazioni definitive potrebbero richiedere giorni .
Per risposta, l’Iran ha ammonito Trump e Israele: il portavoce della Guardia Rivoluzionaria ha dichiarato che gli Stati Uniti “devono prepararsi a una risposta legittima” e ha ribadito la chiusura potenziale dello stretto di Hormuz, una mossa che potrebbe scuotere il mercato petrolifero globale. Parimenti, il ministro degli Esteri iraniano, a Mosca per colloqui con Putin, ha definito le azioni occidentali una “violazione grave del diritto internazionale”
Israele, dal canto suo, ha intensificato le operazioni: droni e caccia hanno colpito aeroporti e basi in Iran, mentre il premier Netanyahu ha elogiato l’azione congiunta USA-Israele, parlando di un momento “storico per la sicurezza della regione” . Oggi Israele continua a rafforzare la difesa, pronto a eventuali contromisure.
In questo clima crescono le tensioni geopolitiche: Qatar e altri Paesi del Golfo hanno chiuso gli spazi aerei ai civili, mentre l’Europa – dal Regno Unito alla Germania – invoca prudenza e diplomazia, preoccupata dalle conseguenze di un conflitto su scala più ampia . La comunità internazionale, guidata dalle Nazioni Unite, continua a chiedere un ritorno al dialogo.
Speranza per il futuro: soltanto un dialogo autentico può fermare l’escalation. Serve una tregua firmata non solo dai governi, ma anche dai corpi civili – Ong, comunità religiose, intellettuali – che osservano il Mediterraneo come un filo che unisce e non divida. Una diplomazia dal basso, capace di generare fiducia tra i popoli, è la vera eredità che possiamo costruire oggi. La pace non è una concessione fragile, ma un cammino fatto di ascolto, comprensione e responsabilità collettiva.



Rapina a mano armata a Londra: in un istante crolla la serenità
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Nel cuore di Borough High Street, a due passi dal ponte di Londra, la quotidianità è stata interrotta da una rapina a mano armata in pieno giorno. Ieri poco dopo le 14:00 BST, un uomo di circa 30 anni si è introdotto nella filiale Barclays all’angolo con Long Lane, brandendo quella che sembrava una AK‑47. L’ha puntata contro clienti e dipendenti, intimando loro di consegnare contanti dal bancone
Tra i presenti, Darren Burn, giornalista di ITV News, ha raccontato: “Ero nel pub di fianco, abbiamo sentito le gomme stridere poi una tensione surreale. Nessuno ha urlato, eravamo tutti immobili.” La rapina si è conclusa in meno di due minuti, senza feriti, ma con una paura difficile da scacciare. Il ladro ha abbandonato la filiale con un bottino non ancora precisato — si parla di diverse migliaia di sterline — ed è stato bloccato pochi metri più avanti, grazie all’intervento di cittadini coraggiosi che hanno disarmato il malvivente prima dell’arrivo della polizia .
La Metropolitan Police ha aperto un’inchiesta: il sospetto è trattenuto in custodia, e l’arma è stata recuperata nebulizzata di segni chimici per l’identificazione. Un portavoce ha confermato che “non sono stati esplosi colpi” e nessuno è rimasto ferito, ma la comunità ha vissuto attimi di terrore. “Abbiamo visto un uomo con aria stranita e un fucile in mano” ha riferito ancora Burn, mentre l’area rimane sotto osservazione .
L’episodio arriva in un periodo in cui la criminalità a Londra torna a essere un tema centrale, soprattutto dopo l’incremento di rapine e furti avvenuti nelle zone centrali, tra cui il West End e Chelsea . Il sindaco Sadiq Khan ha recentemente promosso una task force per contrastare i reati violenti e ha stanziato fondi extra alla polizia, per riempire i vuoti nei posti di controllo locali .
Nonostante lo shock collettivo, la presenza di cittadini disarmanti il malvivente ha portato un barlume di speranza: un esempio concreto di resistenza civile, in uno dei luoghi simbolo dell’Europa metropolitana. È qui, nella fiducia quotidiana tra vicini, che la sicurezza si radica e cresce: non solo grazie alle forze dell’ordine, ma anche alla partecipazione responsabile di ognuno.



Caldo record e ghiacciai in agonia: la Terra ci chiede aiuto
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Non è più solo estate. È una chiamata di emergenza. Le temperature globali di giugno 2025 hanno superato ogni media storica, con picchi che stanno riscrivendo le mappe climatiche in tempo reale. Il caldo estremo colpisce l’Europa, l’Asia, le Americhe. Non ci sono confini che tengano.
In Svizzera, i ghiacciai alpini hanno perso il 10% della massa solo negli ultimi dodici mesi. L’Islanda ha proclamato il lutto climatico per l’estinzione del suo secondo ghiacciaio costiero. In India, il termometro ha toccato i 52 gradi a Delhi, paralizzando trasporti e scuole. In Brasile, l’Amazzonia brucia anche in zone prima considerate umide e inaccessibili.
I climatologi parlano chiaro: stiamo vivendo una fase di accelerazione mai vista, amplificata da El Niño e dalle emissioni che continuano a salire. Gli accordi di Parigi sembrano ormai insufficienti. Serve un cambio di paradigma.
Eppure, in mezzo al disastro, ci sono segnali di speranza. In Canada, giovani attivisti e comunità indigene hanno salvato un’intera foresta boreale da un progetto minerario. In Kenya, l’energia solare copre il 70% del fabbisogno nazionale. In Italia, il Comune di Bologna ha lanciato il primo piano urbano nazionale contro il “calore letale”, con spazi verdi e fontane pubbliche in ogni quartiere.
Ma è abbastanza? Ogni giorno perso è un passo in più verso l’irreversibilità. E mentre il pianeta grida, la politica internazionale continua a sussurrare. Abbiamo poco tempo e tanto da fare. E questo non è più un problema ambientale: è la sfida morale della nostra epoca.



Primo periodo Trump: un governo in corsa contro il tempo e le istituzioni
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
La nuova stagione del governo Trump si è aperta con un ritmo incalzante e decisioni a dir poco tempestive. In pochi mesi, la Casa Bianca si è trasformata in un laboratorio di potere esecutivo, dove l’obiettivo è reimpostare il ruolo dell’America nel mondo e dentro i propri confini. In questa narrazione, la percezione è di un cambio di passo deciso, ma restano aperte molte domande: quanto questa accelerazione cambierà il paese nel profondo? E quali saranno i limiti – legali, sociali, politici – che incontrerà sul suo cammino?
Il contesto è il seguente: nessun presidente statunitense aveva mai inciso con così tante direttive, ordini esecutivi e memorandum nei primi 100 giorni. Oltre 140 ordini in due mesi, secondo fonti indipendenti . L’obiettivo dichiarato era spedire un segnale forte: si riporta la centralità all’esecutivo, si elimina burocrazia, si ridefiniscono le priorità del paese. Le aree di intervento hanno toccato fronti molto vari: sicurezza nazionale, immigrazione, economia, ambiente, politiche sociali e relazioni internazionali.
Tra le prime decisioni, è esplosa la polemica sul “polarismo esecutivo”: l’ordine per la creazione di un “Department of Government Efficiency” (DOGE), affidato al mondo privato, e la sospensione dell’assunzione di nuovi dipendenti pubblici . La strategia punta chiaramente alla riduzione del personale federale e all’accelerazione delle politiche, con effetti immediati sul funzionamento della macchina statale.
Sul fronte normativo, le misure più clamorose includono il ritorno alla supremazia dell’energia fossile, con la fuoriuscita dal clima di Parigi , la cancellazione di programmi di Diversity Equity Inclusion , un giro di vite sull’immigrazione con un nuovo stato di emergenza e politiche più restrittive, e un blocco temporaneo degli aiuti internazionali di sviluppo . Sul fronte sanitario, è stato smantellato l’ufficio legato alla sicurezza sanitaria mondiale .
In politica estera, Trump ha già agito con impatto: uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sospensione degli accordi multilaterali, pressioni sui dazi e sui partner commerciali, e un segnale ambiguo sulla guerra in Iran . La NATO è stata invitata a intensificare la propria autonomia difensiva, mentre il focus americano guarda sempre più verso l’Asia.
Questa mole di azioni ha accelerato riforme, ma ha anche innescato battaglie legali. I tribunali hanno già respinto l’ordine sull’uso dell’“Alien Enemies Act” e la militarizzazione della Guardia Nazionale Inoltre, ben 17 ispettori generali indipendenti sono stati rimossi dall’incarico in un’unica notte, sollevando dubbi sul rispetto delle garanzie istituzionali.
Oggi, un sondaggio Pew rileva un’opinione pubblica divisa: se i Repubblicani approvano le scelte su immigrazione e regolazioni, i Democratici le respingono . Nel bilancio politico di queste prime settimane, il governo ha manifestato chiarezza e coerenza interna, ma il consenso esterno appare debole e le tensioni con il Congresso e i giudici sono ormai evidenti.
E adesso? Il futuro prossimi mesi dipenderà dalla capacità di proseguire senza incorrere in scontri istituzionali letali. Sul tavolo restano dossier chiave: clima, diritti civili, politica estera, trasparenza della pubblica amministrazione. Se le corti continueranno a bloccare misure esecutive, o se il Congresso di tipo diviso interferirà, il progetto potrà subire inversioni brusche. La vera svolta arriverà dal voto di medio termine: riuscirà Trump a consolidare una maggioranza stabile?
In questo percorso, resta una riflessione profonda: quanto si può spingere il potere esecutivo senza erodere i fondamenti democratici? L’America dei prossimi anni si giocherà tra la promessa di efficienza e la tenuta delle istituzioni che la governano. E questa non è solo una battaglia americana: le decisioni prese da Washington influenzeranno il mondo intero.
Analisi pro e contro
- Pro: I commentatori conservatori parlano di “svolta di efficienza” e vedono in Trump un correttore di rotta rispetto alle fragilità della burocrazia federale. Il suo stile diretto, dicono, rompe la lentezza decisionale e riporta attenzione all’America interna.
- Contro: Gli analisti progressisti, invece, avvertono che lo squilibrio tra potere esecutivo e i controlli costituzionali può innescare una crisi istituzionale. Il licenziamento coordinato di decine di ispettori generali indipendenti ha sollevato il timore di un “potere senza contrappesi”



Economia globale: tra rialzi e rischi, il fragile equilibrio dell’estate 2025
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Le Borse sorridono, ma l’economia reale arranca. Questa è l’estate in cui i numeri sembrano promettere una ripresa, ma la vita delle persone racconta un’altra storia. Mentre il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime di crescita globale (ora al 3,2%), inflazione, disoccupazione e debiti familiari restano al centro delle paure quotidiane.
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha deciso di mantenere i tassi fermi, ma con parole caute: “il cammino verso la stabilità è ancora lungo”. In Europa, la BCE segue una strategia simile, nel tentativo di raffreddare l’inflazione senza spegnere del tutto la domanda interna. Intanto in Italia, le famiglie fanno i conti con il carrello della spesa sempre più caro e mutui che non scendono.
A trainare l’apparente ottimismo dei mercati sono i colossi tecnologici e l’industria dell’intelligenza artificiale, che registra profitti record. Ma questi numeri non bastano a coprire la frattura crescente tra chi può investire nel futuro e chi fatica a vivere il presente.
Crescono anche le voci critiche, da economisti e ONG, che chiedono una nuova fiscalità internazionale più equa, un salario minimo europeo, e fondi pubblici per la transizione ecologica. Il dibattito sul capitalismo responsabile non è più relegato agli editoriali: oggi è questione urgente, politica, sociale.
L’economia, dopotutto, è un corpo vivo: pulsa nelle scelte quotidiane, nei sogni accantonati, nelle paure taciute. E se vogliamo davvero tornare a crescere, dobbiamo cambiare il significato stesso della parola “crescita”.



Italia fuori dal Mondiale? Il calcio che non sa più rialzarsi
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Non è solo questione di gol mancati o rigori sbagliati. È qualcosa di più profondo, che tocca l’identità stessa di un Paese abituato a guardare il calcio come specchio della propria anima. E oggi, lo specchio riflette crepe difficili da ignorare.
L’Italia, che nella sua storia ha vinto quattro Coppe del Mondo, che ha scritto la storia di questo sport con nomi immortali come Paolo Rossi, Roberto Baggio, Dino Zoff e Gigi Buffon, è oggi sospesa sul filo del possibile disastro: la mancata qualificazione per il terzo Mondiale consecutivo. Un’eventualità che, fino a pochi anni fa, sembrava impensabile.
La crisi comincia nel 2017, con l’inattesa eliminazione contro la Svezia nei playoff per il Mondiale in Russia. Poi la rinascita, l’Europeo trionfale del 2021 con Roberto Mancini in panchina, che sembrava aver guarito tutto. Ma la gloria è durata poco: nel 2022 arriva una nuova, pesantissima eliminazione, questa volta contro la Macedonia del Nord. Nessun Mondiale in Qatar. Un colpo devastante, sia sportivo che simbolico.
E oggi, nel giugno 2025, siamo di nuovo lì: l’Italia è in corsa per qualificarsi al Mondiale 2026 che si disputerà tra Stati Uniti, Canada e Messico, ma il cammino è tortuoso. Inserita in un girone complicato con Svizzera, Polonia, Israele, Estonia e Lituania, la squadra ha già perso punti preziosi. Le partite contro Polonia e Svizzera hanno mostrato un’Italia incerta, spenta, senza un’identità precisa. Gattuso, subentrato a Luciano Spalletti da pochi giorni, ha raccolto una squadra demotivata e disorientata.
La situazione è matematica ma spietata: solo la prima del girone si qualifica direttamente. La seconda andrà ai playoff, dove lo spettro delle ultime due eliminazioni incombe come una condanna non detta. All’Italia restano sei partite, tutte decisive. Ogni passo falso sarà fatale. Eppure non è solo questione di partite.
Il calcio italiano soffre da tempo di una crisi strutturale. I vivai non producono più talenti in quantità. I giovani italiani giocano poco nei club di Serie A, troppo spesso preferiti a stranieri già formati. Le infrastrutture sono vecchie, le società deboli, i campionati europei più competitivi attirano i migliori. E il tifo, intossicato da anni di polemiche, violenze e scommesse, non riesce più a essere quella forza unificante che fu per generazioni.
La Nazionale, un tempo sacra, è diventata una squadra come le altre. Eppure, in un Paese che ha sempre amato il calcio come si ama una patria, questa discesa non può essere accettata con indifferenza. Perché non qualificarsi significherebbe molto più che perdere un torneo. Significherebbe smarrire una parte di sé.
Il futuro è ancora aperto. Gattuso ha chiesto tempo, compattezza, umiltà. Ma servono anche coraggio e visione. Bisogna cambiare approccio: dare fiducia ai giovani, ricostruire il senso di appartenenza, e tornare a pensare che la maglia azzurra non si indossa solo per giocare, ma per rappresentare.
Non basterà un modulo nuovo, né qualche vittoria fortunata. Serve un progetto profondo, educativo e culturale, dentro e fuori dal campo. Perché quando il calcio cade, è l’Italia intera che rischia di non rialzarsi.
E allora sì, la domanda vera non è solo “ce la faremo?”, ma: abbiamo ancora voglia di crederci insieme?
La risposta, forse, si trova in quell’ultimo pallone che rotolerà verso la porta, con dentro tutto un Paese a trattenerne il fiato.

Azzurri Under 21: beffa Germania, polemica arbitrale e cuore azzurro
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Nella serata di ieri, a Dunajská Streda, la Nazionale Under 21 ha vissuto un epilogo drammatico e discussissimo agli Europei. In una partita vibrante, l’Italia è uscita sconfitta 3‑2 nei tempi supplementari contro la Germania, una squadra solida e concreta, ma che – secondo il CT Carmine Nunziata – ha sfruttato decisioni arbitrali discutibili. “L’arbitro ha rovinato tutto… Se non fosse stato per lui, la Germania avrebbe visto poco la palla”, ha tuonato Nunziata, visibilmente amareggiato.
Il racconto: l’Italia era passata in vantaggio al 58′ con un gran gol di Koleosho, ma Woltemade ha pareggiato poco dopo. Il momento chiave è arrivato quando Gnonto è stato espulso per doppio giallo all’81′, seguito da Zanotti al 90′ per proteste: l’Italia si è ritrovata in 9 contro 11. Nonostante l’inferiorità numerica, Ambrosino ha portato la partita ai supplementari con una splendida punizione al 96′. Il gol decisivo, però, è arrivato al 117′ con Rohl per la Germania, che accede così alle semifinali.
Il gesto degli azzurrini è stato coraggioso e poetico: giocare in nove e impattare la gara dimostra dignità e cuore. Ma la rabbia resta, soprattutto per decisioni arbitrali che hanno alterato l’equilibrio della sfida.

Rino Gattuso CT azzurro: emozione e programma per il futuro
Il debutto di Gennaro “Rino” Gattuso come nuovo commissario tecnico della Nazionale maggiore è ufficiale: presentato il 19 giugno a Roma, ha firmato un contratto annuale con l’obiettivo di riportare l’Italia al Mondiale 2026, dopo il deludente ciclo senza qualificazioni.
Gattuso ha ribadito la necessità di creare uno spirito collettivo, lasciando da parte l’ego individuale, e di restituire orgoglio ai colori azzurri. Da ex centrocampista dal temperamento focoso, vuole fare dell’Italia una squadra unita, con mentalità da gruppo e giovani valorizzati.
Il debutto tecnico di Gattuso arriverà il 5 settembre a Bergamo contro l’Estonia, nella gara di qualificazione al Mondiale 2026. Dopo il 5 settembre, seguiranno altre cinque partite decisive tra ottobre e novembre: sei match in poche settimane per conquistare la prima piazza del girone – l’unica via diretta per accedere alla rassegna iridata – evitando i rischi dei playoff.

Richard Gere: tra cinema e impegno nel cuore della Spagna
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Richard Gere, icona del cinema mondiale e attivista sensibile, ha scelto la Spagna non solo come casa, ma come nuovo centro del suo equilibrio tra arte, famiglia e impegno civile. Una decisione che non ha il sapore del ritiro, ma della maturità: quella che spinge a dare senso al proprio percorso, oltre lo schermo.
Dopo una carriera leggendaria, fatta di film indimenticabili come Pretty Woman, Chicago e Un ufficiale e un gentiluomo, Gere ha compiuto una scelta radicale: trasferirsi stabilmente a Madrid con sua moglie Alejandra Silva e i loro figli. Il quartiere residenziale de La Moraleja, immerso nel verde ma vicino al centro, è diventato il suo rifugio quotidiano. Lì frequenta palestre, partecipa alla vita scolastica dei figli, organizza pranzi domenicali affollati e cammina per le vie con la stessa semplicità di un qualunque padre di famiglia.
Ma Richard Gere non ha mai smesso di essere una voce attiva. La sua storia personale lo ha visto in prima linea per il popolo tibetano, vicino a Dalai Lama, promotore di progetti per i senzatetto e sostenitore di cause ambientali. È stato premiato con riconoscimenti internazionali, non solo per la sua carriera, ma per l’impatto sociale delle sue scelte. E anche oggi, dalla sua nuova casa europea, continua a tenere viva quella fiamma.
Dal punto di vista artistico, Gere non è sparito. Anzi, ha scelto con cura i ruoli che lo rappresentano davvero. Recentemente è tornato sul set con Longing, un dramma intenso e riflessivo, in cui interpreta un uomo che scopre all’improvviso di essere padre di un figlio mai conosciuto. Il film, remake di un’opera israeliana, non ha avuto un’enorme risonanza commerciale, ma ha riaffermato la sua voglia di raccontare storie profonde, senza rincorrere mode o blockbuster.
Parallelamente, ha ricevuto un prestigioso premio alla carriera in Spagna, occasione in cui ha ribadito il valore della cultura come ponte tra le persone. La sua presenza al Festival del cinema di Granada è stata elegante, discreta e significativa. Sul palco ha ringraziato in spagnolo, sorridendo con quella grazia che ha sempre accompagnato la sua carriera.
Il futuro? Gere non ha annunciato il ritiro. Anzi, tra i corridoi del cinema indipendente si parla di nuovi progetti in Europa e negli Stati Uniti. Ma l’attore non ha fretta. La sua priorità sembra oggi essere quella di vivere pienamente la quotidianità, offrendo ai figli un’infanzia serena e contribuendo, nel suo stile, a un mondo più giusto. È coinvolto in progetti ambientali internazionali, collabora con enti culturali, e partecipa attivamente alla vita della sua nuova comunità.
Il suo percorso ci racconta una cosa rara: si può essere una star planetaria e scegliere il silenzio. Si può lasciare le luci di Hollywood senza spegnersi. Anzi, a volte, solo allontanandosi dal clamore si trova la vera luce interiore. Richard Gere non ha rinunciato al cinema, ma ha ampliato il suo set: ora recita anche nella vita vera, con lo stesso sguardo profondo che ha incantato il mondo per decenni.
In un tempo in cui l’immagine spesso prevale sull’essenza, il suo esempio è una lezione potente: il successo non si misura solo con i premi o con gli incassi, ma con la coerenza tra ciò che si crede e ciò che si fa. E forse, in una casa tra gli ulivi spagnoli, con due bambini che lo chiamano “papà” e un mondo da proteggere, Gere ha trovato il suo ruolo più vero.



Nuovo telescopio in Cile: la finestra americana sull’universo che promette di cambiare l’astronomia
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
A 2.680 metri di altitudine, sulle aride vette del deserto di Atacama in Cile, un nuovo colosso della scienza ha appena acceso i suoi occhi sul cielo. Il telescopio americano, installato in uno dei luoghi più limpidi e incontaminati della Terra, ha da poco pubblicato le sue primissime immagini, aprendo una finestra senza precedenti sull’universo.
Questa nuova struttura – che presto inizierà la sua missione di mappatura del cielo – rappresenta un salto di qualità e di capacità nella storia dell’astronomia moderna. Il sito scelto è strategico: lontano dall’inquinamento luminoso delle città e dalle turbolenze atmosferiche, il deserto di Atacama è un vero paradiso per gli osservatori astronomici. La quota di 2.680 metri permette di affacciarsi su un cielo più chiaro e stabile, elemento cruciale per catturare dettagli finora invisibili.
Il telescopio in questione è dotato di una tecnologia all’avanguardia, che combina specchi giganti con sistemi digitali sofisticati per acquisire immagini ad altissima risoluzione in più lunghezze d’onda, dal visibile all’infrarosso. Queste caratteristiche gli consentono di osservare oggetti celesti lontani miliardi di anni luce, come galassie antichissime, stelle neonate e regioni ricche di polveri cosmiche.
Le prime immagini diffuse mostrano dettagli stupefacenti: nebulose dai colori vibranti, ammassi di stelle così nitidi da sembrare dipinti, e fenomeni celesti ancora poco studiati che potrebbero aiutare a comprendere meglio l’origine e l’evoluzione del cosmo. Gli scienziati coinvolti nel progetto sono entusiasti, parlando di un “nuovo occhio per l’umanità” che potrà scoprire segreti nascosti fino ad oggi.
La missione ufficiale di mappatura del cielo inizierà nei prossimi mesi e sarà tra le più ambiziose mai realizzate. Il telescopio si propone di catalogare milioni di stelle e galassie, creare mappe dettagliate della distribuzione della materia oscura, e studiare fenomeni come le supernove e le onde gravitazionali. Questo lavoro non solo arricchirà la nostra conoscenza, ma potrà avere ricadute pratiche anche su altri campi della scienza, dalla fisica alla chimica.
Guardando al futuro, l’impatto di questa nuova struttura si estende ben oltre i confini della comunità scientifica. L’astronomia, infatti, ha un ruolo fondamentale nel porre domande profonde sul nostro posto nell’universo e nel promuovere un senso di meraviglia e curiosità che supera culture e nazionalità. Progetti come questo aiutano a rafforzare la cooperazione internazionale, poiché molti paesi partecipano allo studio dei dati raccolti.
Dal punto di vista etico e sociale, la costruzione di un grande osservatorio in un ambiente così fragile come il deserto di Atacama richiede un equilibrio attento tra progresso scientifico e rispetto per gli ecosistemi e le popolazioni locali, tra cui comunità indigene che da secoli abitano la zona. Questo aspetto è parte integrante della progettazione e della gestione, con politiche volte a minimizzare l’impatto ambientale e a valorizzare il territorio.
In sintesi, l’accensione del nuovo telescopio in Cile rappresenta molto più di una semplice conquista tecnica: è un simbolo di esplorazione, di ricerca della verità e di dialogo tra scienza e umanità. Ci invita a guardare il cielo con occhi nuovi, a immaginare nuovi orizzonti e a nutrire la nostra sete di conoscenza.
- Mappatura della materia oscura: Utilizzando il fenomeno della lente gravitazionale, l’osservatorio potrà tracciare la distribuzione della materia oscura nell’universo.
- Studio dell’energia oscura: Analizzando l’espansione accelerata dell’universo, gli scienziati cercheranno di comprendere la natura dell’energia oscura.
- Monitoraggio di oggetti vicini alla Terra: Il telescopio contribuirà alla sorveglianza di asteroidi e comete che potrebbero rappresentare una minaccia per il nostro pianeta.
- Osservazione di fenomeni transitori: L’osservatorio monitorerà eventi cosmici temporanei, come supernove e esplosioni stellari, per studiarne le cause e le implicazioni.
Censura digitale e identità nazionale: la nuova frontiera del controllo in Cina
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
La Cina ha recentemente lanciato un sistema di identità digitale nazionale che promette di proteggere dati personali e identità degli utenti online, ma che ha sollevato preoccupazioni a livello globale per il suo potenziale impatto sulla libertà di espressione e sulla privacy. Questo nuovo strumento, voluto dalle autorità cinesi, rappresenta un importante sviluppo tecnologico che incarna tensioni profonde tra sicurezza, controllo e diritti civili.
L’identità digitale nazionale consiste in un sistema centralizzato che attribuisce a ogni cittadino un profilo digitale unico, collegato a una serie di dati biometrici e informazioni personali. L’obiettivo ufficiale è garantire la sicurezza informatica, prevenire frodi, e tutelare la privacy degli utenti in un contesto di crescente digitalizzazione. Tuttavia, la natura di questa infrastruttura e il controllo esercitato dallo Stato hanno alimentato critiche da parte di esperti e attivisti, che vedono in essa uno strumento di sorveglianza capillare e di limitazione della libertà online.
Il sistema sarà utilizzato per accedere ai servizi digitali e per navigare su Internet, imponendo un collegamento diretto tra identità reale e attività virtuale. Ciò significa che ogni contenuto condiviso, ogni commento e ogni interazione saranno potenzialmente tracciabili e riconducibili alla persona fisica, alimentando un ambiente dove l’autocensura e la restrizione delle opinioni potrebbero diventare la norma.
Questa evoluzione tecnologica si inserisce in un contesto più ampio di regolamentazione e controllo del web, che in Cina è già caratterizzato da filtri rigorosi, blocchi a piattaforme straniere e una legislazione severa contro i contenuti ritenuti “pericolosi” per la stabilità politica e sociale. La nuova identità digitale, per quanto presentata come un passo avanti nella tutela della sicurezza, rafforza quindi la capacità dello Stato di monitorare e intervenire nelle attività online dei cittadini.
Dal punto di vista geopolitico, questa iniziativa rappresenta un modello che può influenzare altre nazioni, in particolare in un mondo sempre più digitale, dove il bilanciamento tra sicurezza e libertà resta una questione cruciale. Alcuni paesi potrebbero ispirarsi a questo sistema per rafforzare i loro controlli, alimentando il dibattito globale sui rischi di un “totalitarismo digitale”.
La riflessione etica e sociale è centrale: mentre la protezione dei dati e la sicurezza sono diritti fondamentali, la costruzione di infrastrutture digitali che permettono un controllo così esteso richiede una discussione aperta sui limiti da porre e sulle garanzie necessarie per tutelare la pluralità delle voci e dei pensieri.
In conclusione, l’identità digitale nazionale in Cina non è solo una questione tecnologica, ma un fenomeno che coinvolge la sfera dei diritti umani, della politica e della società nel suo complesso. Il futuro del web e della democrazia digitale passerà inevitabilmente attraverso il confronto con queste nuove forme di controllo e con le sfide che pongono alla libertà e all’autonomia degli individui.



Cinema britannico in fermento: Ken Loach lascia, ma la lotta continua
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Mentre il regista Ken Loach annuncia ufficialmente il suo ritiro dalle scene, il cinema britannico torna a interrogarsi sulle sue radici sociali e sul futuro della narrazione popolare. L’addio del maestro di Sorry We Missed You e I, Daniel Blake non è solo la chiusura di un capitolo, ma il simbolo di un’epoca che cerca eredi.
Loach, 88 anni, ha salutato il pubblico al Festival di Cannes con un ultimo film, The Old Oak, che si muove tra integrazione, povertà e memoria post-industriale. Il pubblico ha applaudito in piedi, ma il silenzio dopo è stato ancora più eloquente: chi prenderà il testimone?
In un Regno Unito alle prese con l’austerity, le disuguaglianze e una crisi culturale post-Brexit, il cinema sociale rimane vivo nelle piccole produzioni indipendenti, nelle scuole di cinema impegnate, nei nuovi registi che raccontano il quotidiano con un realismo delicato e feroce. Ma senza figure iconiche come Loach, la sfida è doppia: trovare storie vere e trovare chi ha il coraggio di raccontarle.
Il British Film Institute ha appena annunciato un piano di sostegno a nuovi autori provenienti da background marginalizzati. Il futuro potrebbe passare per voci femminili, per registi migranti, per una working class che non vuole più essere solo sfondo ma soggetto della narrazione. Loach va via, ma lascia un’eredità che grida giustizia. E il cinema inglese ha tutte le risorse per non lasciarla morire.



Teatro argentino: sulle tavole la crisi e la speranza
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
A Buenos Aires, il teatro non si limita più a rappresentare, ma diventa resistenza viva. Nella capitale argentina, colpita da una nuova ondata inflattiva e da politiche economiche drastiche, gli attori portano in scena non solo copioni, ma rabbia, disillusione e sogni collettivi.
Spettacoli come La Marea o Cartón, la historia de los invisibles sono diventati cult: raccontano vite spezzate dalla povertà ma ricucite da una solidarietà che ancora resiste nei quartieri. I piccoli teatri indipendenti – molti dei quali nati nei garage o nei centri sociali – sono luoghi di incontro, non solo di spettacolo.
Il governo di Javier Milei ha tagliato i fondi pubblici alla cultura, ma la risposta non si è fatta attendere: crowdfunding, spettacoli itineranti, performance nei mercati e nelle piazze. Il teatro argentino riscopre il suo volto più militante, più corporeo, più necessario.
E mentre l’Europa guarda con preoccupazione alla situazione economica sudamericana, le tavole del palcoscenico diventano trincee poetiche. Ogni sera, nei teatri delle periferie, si accende una luce che non è solo quella dei riflettori: è la luce di una comunità che non vuole essere messa a tacere.



Moda sostenibile: quando la creatività sa di futuro
Gazzetta Della Sera a cura della redazione 23 giugno 2025
Nel cuore pulsante delle capitali del fashion, una nuova generazione di designer sta riscrivendo le regole del lusso: sostenibilità, non spettacolo; equilibrio, non eccesso. L’eco-fashion cresce nel suo spazio tra passerelle e atelier, in un’accezione che va dall’upcycling al tessuto riciclato, dal made in Italy ai grandi brand etici. Prende forza in questo contesto la riflessione su un lusso consapevole, che parte da una responsabilità verso lavoratori e ambiente. Le ultime fiere a Milano e a Parigi hanno espresso una svolta significativa: il mercato sceglie la trasparenza, il consumatore premia. Oggi, marchi storici e startup collaborano con reti agricole e consorzi tessili per produrre capsule collection etiche. E domani? Quel lusso etico sarà mainstream? L’equilibrio tra stile e sostenibilità appare possibile. E ci ricorda che ogni scelta estetica, anche nel fashion, ha il potere di modellare il futuro umano e ambientale.


