Politica Interna

La riforma del premierato disegna un nuovo orizzonte per l’Italia

Gazzetta Della Sera a cura della redazione 25 giugno 2025

Con la seconda approvazione del Senato lo scorso 24 giugno, l’iter parlamentare della riforma del premierato è arrivato al termine di un lungo percorso che promette di riscrivere la natura dei governi nella nostra Repubblica. Quella che fino a poco tempo fa sembrava una discussione astratta, oggi assume contorni concreti e urgenti: la politica italiana si confronta con la necessità di diventare stabile, responsabile e credibile agli occhi dei cittadini.

Nel contesto della nostra storia istituzionale, lo stradominio politico alternato e la diffidenza verso un potere esecutivo eccessivamente forte hanno spesso reso i governi fragili. Lo sguardo attuale si proietta verso un equilibrio che punti su un esecutivo con mandato chiaro, maggiore capacità di governo e una maggiore responsabilità verso le Camere. Il premierato così delineato non vuol essere un ritorno a poteri monocratici, bensì una risposta serrata alle turbolenze politiche: un segnale inequivocabile che, anche in un sistema parlamentare, l’Italia può scegliere la stabilità.

Il disegno di legge, frutto di un serrato confronto tra le forze politiche, riconosce al premier la responsabilità esclusiva sulla formazione del governo, sulla linea politica, sulle nomine e sulla gestione economica. I nuovi strumenti di potere sono accompagnati da meccanismi stringenti di verifica: fiducia condizionata in Aula, responsabilità dei ministri sugli atti governativi, obblighi di rendicontazione chiara delle scelte to a la Camera. Ora tocca ai legislatori tradurre queste direttive in norme attuative e verificabili.

La situazione attuale vede un clima misto di fiducia cauta e scetticismo. La maggioranza si dice solida, convinta di aver trovato un compromesso politicamente maturo; l’opposizione avverte il rischio di eccessivi poteri concentrati in un’unica figura. Mentre il testo passa all’esame delle commissioni competenti, restano aperte questioni sul cronoprogramma e sull’implementazione nel secondo semestre 2025. Intanto, il Paese segue con attenzione ogni sviluppo: un cambio istituzionale di questa portata non può che generare curiosità, aspettativa e responsabilità condivisa.

Oltre i numeri e le regole, è la dimensione umana della politica a emergere con forza. Un premier più forte non deve significare un premier più distante. Al contrario: potere e accountability devono procedere insieme. Questa riforma può diventare un’occasione per ridare dignità all’agire pubblico, restituendo ai cittadini la percezione di una politica che ascolta, decide e si assume la responsabilità delle sue azioni.

Quella che si sta scrivendo oggi nelle stanze di Montecitorio potrebbe essere una tappa cruciale. Ma sta alla nostra collettività, alla società civile, agli intellettuali e ai media vigilare sul percorso. Il vero test arriverà quando le prime decisioni concrete—tagli capaci, politiche familiari, riforme strutturali—verranno prese in nome di questo nuovo equilibrio istituzionale.

E allora eccoci all’appello più alto: quella che si costruisce non può essere una stagione di poteri formali, ma una stagione di responsabilità condivisa. Il premierato può diventare il simbolo della modernità dell’Italia, se al centro resta sempre il bene comune.
La vera scommessa sarà capire se questo nuovo orizzonte saprà tradursi in azioni coraggiose, nella vita reale dei cittadini, in scelte che facciano dire: “Ecco finalmente una politica che lavora per noi”.