In un tempo in cui l’arte sembra spesso scomparire nel rumore del mercato, noi scegliamo di darle voce. Questa rubrica è un tributo vivo e continuo agli artisti di ieri e di oggi che con il loro lavoro, modellano l’immaginario e restituiscono senso all’esistenza.
Grandi Artisti Contemporanei
Rubrica a cura della redazione della Gazzetta della Sera
Pittori, scultori, performer, illustratori, fotografi, artisti digitali: questa rubrica ogni quindi giorni racconterà dei grandi artisti contemporanei, esploreremo le loro opere, entreremo nei loro atelier, ascolteremo le loro parole, le loro storie.
Il nostro obiettivo?
Offrire uno spazio culturale ai Grandi Artisti Contemporanei e farlo a modo nostro. Raccogliendo la loro eredità mentre è ancora tutto in movimento in divenire. Sosteniamo, documentiamo e tramandiamo.
L’arte non è mai una questione di tempo, ma di visione. E la visione è ciò che costruisce il futuro.

✅ “Grandi Artisti Contemporanei”
Un omaggio quindicinale agli artisti contemporanei, con una missione chiara: dare spazio e memoria.
Antonio Del Donno: l’arte come sguardo lucido sull’eternità
di Redazione Gazzetta della Sera
Nel cuore pulsante della Campania, in quella Benevento carica di storia e simboli, ha vissuto e creato Antonio Del Donno, uno degli artisti più visionari del nostro tempo. Scomparso nel 2020, ha lasciato dietro di sé un’eredità profonda e incancellabile: quella di chi ha usato l’arte non solo per comunicare, ma per testimoniare.
Del Donno non si è mai lasciato ingabbiare da mode o mercati. Il suo gesto pittorico, libero e incisivo, ha attraversato materiali, colori, parole, memoria. Le sue opere, spesso segnate da un’espressività cruda e simbolica, parlano all’essere umano nella sua interezza: il dolore, la speranza, la lotta, l’infinito.
Per lui, l’arte non era ornamento ma urgenza.
Un’urgenza di dire, di lasciare un segno.
E lo ha lasciato.
Le sue tele, presenti in numerose collezioni internazionali, non cercano mai il consenso: cercano verità. Una verità che passa anche per il silenzio, per la materia grezza, per la parola scritta direttamente su tela come ferita o poesia.
In Del Donno convivono l’antico e il futuribile.
Un artista del Sud, sì, ma con lo sguardo cosmopolita di chi ha saputo trasformare il proprio vissuto in linguaggio universale.
Questa rubrica comincia da lui per un motivo preciso:
perché la grandezza non è solo nei nomi noti a tutti, ma in chi ha saputo essere necessario.
Antonio Del Donno (Benevento, 1927 – 2020)
Pittore, scultore e sperimentatore visivo tra i più originali e importanti del Novecento italiano

Antonio Del Donno è stato un artista visivo di rara potenza simbolica e gestuale, riconosciuto a livello internazionale per la sua capacità di coniugare il rigore della geometria con l’esplosività dell’arte materica e concettuale. Nato a Benevento il 27 novembre 1927, ha fin da giovanissimo mostrato un’inclinazione per il disegno tecnico e l’estetica architettonica, che si sarebbe riflessa nella sua poetica visiva lungo tutto l’arco della carriera.
Trasferitosi a Napoli, ha completato la sua formazione al Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti, per poi tornare a Benevento come docente di Educazione Artistica. Nel decennio cruciale degli anni ’60, frequenta quotidianamente la Galleria di Lucio Amelio, assieme all’amico Domenico Paladino, immergendosi nei grandi flussi dell’arte contemporanea internazionale. Decisiva, per la sua evoluzione, fu la scoperta dell’opera di Robert Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964, e l’incontro ideale con il gesto pittorico di De Kooning e Pollock.

Nel 1962 tiene la sua prima personale alla Pinacoteca Provinciale di Benevento. Da allora, sviluppa un linguaggio autonomo e potentemente simbolico, libero da accademismi e vicino alla poetica del “combine painting”, tra pittura e oggetto. Le sue opere — come i celebri Vangeli del 1972, tavole lignee recuperate e marchiate a fuoco con versetti ammonitori — uniscono il gesto pittorico con la materia grezza, diventando denuncia del consumismo e riflessione sulla spiritualità e sull’umano.
Del Donno è stato autore di cicli come Contenitori di Luce, Tagliole, Vangeli, opere sempre tese a smascherare la superficialità del mondo moderno, recuperando la funzione sociale dell’arte. La sua cifra è una gestualità carica di energia che si fonde con l’oggetto reale, in un continuo dialogo tra sacro e profano, ironia e denuncia.
Nel 2018, RAI3 gli ha dedicato uno speciale nazionale, riconoscendolo tra i 100 artisti più importanti al mondo. Nel 2019, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”. È scomparso il 19 novembre 2020 nella sua città natale.
Le sue opere sono custodite in collezioni pubbliche e private di prestigio internazionale: dai Musei Vaticani alla National Gallery di Atene, dal LACMA di Los Angeles al Musée de Grenoble, dal Museo Pecci di Prato al Hara Museum di Tokyo.
Nel 2023, a conferma della crescente attenzione critica, è stato pubblicato il volume “Senza Limiti – Vita e opera di Antonio Del Donno” (Simona Lombardi, El Kozeh edizioni), frutto di una tesi di laurea discussa presso l’Università Federico II di Napoli, primo studio sistematico e biografico sull’artista.

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